martedì 2 luglio 2013

Le donne scrivono al Presidente del Consiglio: vogliamo una ministra pe le pari opportunità

Brave tutte le associazioni (e sono molte!) e le donne che hanno messo a punto in modo collettivo questa seconda lettera al premier, indirizzata anche alla Vice Ministra Cecilia Guerra, sull'importantissimo tema delle pari opportunità:
Dando il benvenuto alla  nuova delegata alle Pari Opportunità, desideriamo sottoporre al Presidente del Consiglio alcune riflessioni.
Per fare veri progressi sappiamo bene quanto sia importante che saperi, esperienze, pratiche trovino le espressioni e i modi per un confronto utile e condiviso. Tra e con le donne. E’ questa la strada innovativa che, ricercata e intrapresa dal ministero delle Pari opportunità di Josefa Idem, le donne e le tante associazioni hanno apprezzato dopo anni di deludenti politiche di pari opportunità.

Non abbiamo motivo di dubitare che la nuova delegata saprà tessere relazioni altrettanto significative nel rispondere alle richieste che vengono dal mondo delle donne (e da chi reclama pari opportunità reali), alla ricerca delle soluzioni migliori. Questo ci auguriamo.
Esprimiamo tuttavia disappunto per il fatto che il Presidente del Consiglio, nella lettera al Corriere della Sera (rispondendo alle preoccupazioni già espresse da moltissime donne e associazioni), abbia ricalcato il metodo, tutto maschile, storicamente proprio a partiti e istituzioni: spiegare a chi dissente che non ha capito - o che ha frainteso (benché si possano scegliere le parole migliori e più educate per farlo, come Letta dimostra).
In questo caso, il Premier si è premurato di spiegare che chi governa ha ben chiaro di cosa le donne hanno bisogno, farà dunque il meglio per loro, spiegandoci perché dobbiamo apprezzare.

Ma, per veri cambiamenti, questo metodo non è più accettabile, per tutte e per tutti: va sradicato dalle pratiche istituzionali e politiche perché privo di relazione e di riconoscimento del valore di quanto già stato fatto e della differenza. Differenza che noi vogliamo portare al governo del Paese, nei luoghi dove si decide per tutti, anche per noi.

Si può discutere sulle forme ma quello di cui abbiamo bisogno è un Ministero con poteri reali e forti. In molte abbiamo dubbi, anche in base all’esperienza, sull’efficacia di un Ministero delle Pari opportunità, riguardo a come fin qui abbiamo visto esercitare la delega alle Pari Opportunita (ricordiamo, infatti, che un vero Ministero dedicato ai diritti delle donne l’Italia non l’ha mai avuto). Alcune guardano con favore alla scelta francese, cioè un ministero che valuta preventivamente tutti gli atti degli altri dicasteri (per vagliare ed eventualmente correggere, progetti e proposte in base a rigorose valutazioni di impatto di genere); altre al metodo dei Paesi scandinavi.
Certo si possono e si devono considerare strade nuove.

Ma senza relazioni paritarie, rispettose delle esperienze già fatte e delle differenze, questo non sarà possibile.
Abbiamo bisogno di superare i metodi impositivi della politica maschile tradizionale; in caso contrario il significato delle parole, incluse quelle del premier Letta, continuerà a venire svuotato da comportamenti dirigisti ormai obsoleti.

Si tratta, con coraggio, di fare un passo in più, nominando una ministra che potrà essere anche la stessa Cecilia Guerra, apprezzata da tutte noi per le sue capacità e competenze.

Certe che il Presidente del Consiglio vorrà tener conto di questi spunti, nel frattempo con stima rivolgiamo alla Vice Ministra Cecilia Guerra i nostri più sentiti saluti e auguri di buon lavoro.

2 Luglio 2013 • Al Presidente del Consiglio, Enrico Letta
e alla Vice Ministra con delega alle Pari Opportunita, Cecilia Guerra
e per conoscenza a tutte le Ministre e alle elette in Parlamento  

Le prime firmatarie:
ABA Associazione Anoressia Bulimia
Amiche di ABCD
Assolei
Matilde Baroni/fisica e scrittrice
Luisa Betti/Giornalista - blog Antiviolenza
Marina Calloni/Filosofa politica e sociale - Univ. Milano-Bicocca
Laura Cima/Laboratorio Politico Torino 
Sabina Ciuffini/Unaqualunque
Corrente Rosa
Caterina della Torre/Dols
Noemi Di Gioia /giornalista e scrittrice
Donne che si sono stese sui libri e non..
Donne della realtà
Donne e informazione
Donne inQuota
Donne ultraviolette
Donne per Milano
Maria Pia Ercolini/Toponomastica femminile
FimminaTv
Gio (osservatorio studi di genere delle 4 università romane)
inGenere
Emanuela Irace
Le nostre figlie non sono in vendita
Liberadonna
L'Oro delle Donne
Lorella Zanardo/il Corpo delle Donne
Marea
Noi Donne 2005
Parimerito
Power & Gender
Radio delle Donne
Rete Donne per la Rivoluzione Gentile
Rete per la Parità
Barbara Spinelli/Giuristi Democratici
Tavola delle donne sulla violenza e sulla sicurezza nella città
TerradiLei 

mercoledì 19 giugno 2013

La piattaforma Tuparlamento.it: è oggi conferenza stampa di presentazione

#Tuparlamento, finalmente. Alle h. 15,00 nella Sala Nassirya del Senato della Repubblica, Laura Puppato, insieme a Fiorella De Cindio, dell'Universtà di Milano, e a diversi parlamentari aderenti all'iniziativa, presenterà a Roma la piattaforma partecipativa che si rivolge direttamente a parlamentari e cittadini.

martedì 4 giugno 2013

Contro il femminicidio si attivino tutte le sezioni dei partiti, a partire dal PD: questa la proposta di Laura Puppato

In una nota sulla sua pagina ufficiale di fb, Laura Puppato ha recentemente lanciato una proposta originale e che ci è parsa geniale: perché è innovativa e tanto semplice quanto efficace. Ha un solo difetto: richiederebbe la collaborazione dei partiti - a partire dal suo. Cosa in cui non crede più nessuno. Ma forse.. dato che qui si parla della base, forse qualche possibilità di renderla operativa c'è! vediamo dunque di cosa si tratta, lasciando parlare lei, che presenta un contributo rivolto alla Federazione del PD di Mantova, e inviato in occasione di una manifestazione contro la violenza lì organizzata. E scrive:
Non è solo un saluto, è anche una proposta concreta, che spero le sezioni di partito vorranno discutere. Oggi è anche la giornata in cui è iniziata alla Camera la discussione sula ratifica della Convenzione di Istanbul (che andrà al voto domani), dunque un giorno particolarmente simbolico per affrontare questi temi.

Con tutto il cuore sono qui stasera con voi, e anche se non posso partecipare fisicamente, con il mio contributo vorrei portare qualcosa che non siano solo parole, ma proposte e volontà effettive. Perciò vado subito al sodo. Proprio oggi ho letto questo “stato” su un profilo di fb: 
Anche oggi una donna è stata uccisa! Solo se saremo insieme, donne euomini, possiamo farcela. La violenza riguarda ciascun* di noi. Anche nostramadre, nostra sorella o nostra figlia, potrebbero essere vittime di violenza. E' molto importante organizzare nelle sedi dei partiti (auspichiamo tutti i partiti) incontri per parlare della violenza maschile sulle donne”.
Bene, questo pensiero, postato su fb come un messaggio in bottiglia, mi ha colpito nel profondo: perché tocca un nodo essenziale lanciando una proposta che mi trova pienamente d’accordo, e come tale la raccolgo e ne rilancio l’idea. Perché la lotta contro la violenza non può essere delegata alle sole donne, che- volonterosamente e senza mezzi - la combattono da sempre, nell’indifferenza non solo delle istituzioni, ma della metà stessa dell’umanità: quella parte maschile che sembra considerarla “un problema minore”, qualcosa di incidentale o marginale – qualcosa che sta in coda, al centesimo posto, dopo i “veri problemi”.

Esagero? No. La condizione precaria dei diritti femminili, anche quelligià “acquisiti”, lo dimostra: dai continui attacchi alla 194 agli eccidi di donne che si susseguono.
Ma noi dobbiamo capire che per cambiare le cose dobbiamo partire da noi, sempre, non fare appelli a presunti “altri” che chissà dove sono. Niente è più acclarato del fatto che la violenza maschile contro donne e bambini è trasversale a tutte le società e a tutte le culture, pur con le differenze che ogni situazione presenta. Dunque partiamo dall’ammettere che anche la “sinistra” – pur essendo culturalmente attenta ai diritti e tradizionalmente più permeabile alle istanze del femminismo - non è certo scevra da maschilismo e tantomeno da episodi di violenza contro le donne. 

E se vogliamo avviare un processo di guarigione nella società, dobbiamo prendere le mosse da noi stessi, agendo su un doppio binario: quello di una riflessione (e dunque “guarigione”) interna, e quello volto ad alimentare impulsi positivi anche all’esterno – cioè nel sociale, mettendo in campo tutte le nostre forze. 

Ogni partito poggia su una preziosa organizzazione, fatta di sedi, strutture, e soprattutto di persone: una preziosa moltitudine di persone che hanno idee, sentimenti, passione, voglia di comunicare e di migliorare. 

Persone che sono uomini e donne: e dobbiamo ricordare che la violenza contro le donne si potrà battere solo se saranno gli uomini stessi che, in prima persona, decideranno di schierarsi al fianco delle loro compagne, sorelle e amiche in modo attivo e consapevole. Così come, sul piano del razzismo, tutti i bianchi non razzisti sanno che devono schierarsi al fianco di tutta la restante umanità, contro ogni razzismo.

Penso dunque che iniziative come queste andrebbero prese in tutte le federazioni, e che i temi dei rapporti fra i sessi, del rispetto di genere, di una cultura seriamente paritaria debbano, finalmente, essere messi in primo piano in tutte le sezioni di partito, perché da qui possa partire una rinascita culturale che è anche essenziale a un rinnovamento politico.

In vista della taskforce che vuole mettere in piedi contro la violenza, la ministra Idem ha convocato tutte le associazioni femminili e le ha invitate a partecipare attivamente a un lavoro comune e collettivo. Anche noi dobbiamo partecipare, dal basso e con il contributo di ciascun iscritto e simpatizzante. Da parte mia questo è un augurio e un impegno. (Laura Puppato, 26 maggio 2013)

Niente male, eh??
E il PD; cosa ne dice? come mai questo pezzo non è stato rilanciato dai suoi canali di informazione? come mai le "donne democratiche" non l'hanno fatto loro? Pazienza, tempo al tempo, confidiamo che lo faranno. Magari glielo ricorderemo anche noi.


giovedì 16 maggio 2013

Il documento di Laura Puppato: traduzione di Piergiorgio Paterlini.

Puppato, lei è pazza, scrive Piergiorgio Paterlini, e io adoro i pazzi. Io invece adoro Piergiorgio Paterlini: grazie alla mia mamma, grande fan di riviste politiche d'autore della sua giovinezza, come il Male e Cuore, che infatti ne conserva ancora in libreria molte copie. Fra le rubriche che le piacevano di più erano le "traduzioni di Piergiorgio Paterlini", in "parla come mangi": rubrica utilissima, devo darle ragione, nell'imparare a decifrare la politica, quella intesa come "cosa sporca". Amiamo questo traduttore, noi donne, madri e figlie, che aspiriamo a una politica diversa.
Il grande traduttore ci offre oggi una sua interpretazione del "documento" scritto recentemente da Laura Puppato, in una lettera aperta,  introdotta da breve ritratto: "Con quell'aria pacata da cattolica democratica (per di più veneta) [Puppato] ha scritto un documento che è peggio di una cannonata sul Parlamento. Perché propone al suo partito il 'voto trasversale' su temi come coppie di fatto, diritto cittadinanza, l'ineliggibilità di B. Insomma, cose che sfidano le leggi della politica, quasi della fisica". 
Ed ecco la lettera:
Cara Laura Puppato, 
lo sa? Lei è pazza. Pazzerella, se preferisce, una pazzerellona. Io adoro i pazzi. Per questo oggi ho deciso di scrivere proprio a lei.
Ma come? Lei, così dolce (solo in apparenza), lei, sempre così pacata, con quella voce che sembra quasi imbrigliata da un fazzoletto in bocca per impedirsi di urlare, di alzarla, la voce, di andare sopra le righe, di "alzare i toni", lei, che appartiene al moderatissimo cattolicesimo democratico per di più veneto, lei si permette di menare botte da orbi al governo del Grande Inciucio mentre il suo collega di partito Stefano Fassina, col suo gracidìo ultrasinistro, si è preso addirittura una poltrona in questo stesso governo? Non parlo, lei lo sa, di un generico "malpancismo". No. Lei ha scritto un documento, nero su bianco, in cui dice che i parlamentari del Pd non devono identificarsi con questo governo. E già questo. 
Ma poi spiega. Lei propone che i parlamentari rispondano agli elettori – e alle promesse fatte – e non all'accordo raggiunto tra i due partiti, Pd e Pdl. Che rispondano all'etica e non alla politica. E anche qui saremmo sul pesante ma ancora un po' sul generico.
E allora lei esemplifica. Chiede che in parlamento gli eletti del suo partito, il Pd, votino in modo trasversale. Cioè possano votare provvedimenti insieme al M5S e a Sel, contro il governo Letta. Tanto varrebbe bombardarlo, il Parlamento, sarebbe un'azione più soft. 
E votare su cosa? Sul testamento biologico, sulle coppie di fatto etero e omosessuali, sul diritto di cittadinanza per i bambini stranieri che nascono in Italia. Non contenta, lei chiede il taglio drastico, non per finta, dei costi della politica. Chiede – devo prendere fiato, mi scusi un attimo – che si voti l'ineleggibilità di Berlusconi.
Cioè, lei vorrebbe che Berlusconi votasse per l'ineleggibilità di Berlusconi.
Magari pensa anche che dopo la votazione, persino perdente, di uno solo di questi punti il governo rimarrebbe in piedi. E anche il Pd.
Vede che lei è pazza?
Va bene che quando era sindaco di Montebelluna ha bloccato un inceneritore che era in fase avanzatissima, cosa che non è riuscita nemmeno al sindaco grillino di Parma. Ma non è che per questo lei può ritenersi onnipotente. 
Lei non sta sfidando le leggi della politica, lei sta sfidando le leggi della fisica. Lo sa? Lo capisce? Se ne rende conto?
Ma lei risponde: sono i punti del nostro programma, sono le cose sulle quali ci siamo impegnati con gli elettori. E questa è forse la cosa più folle che le è riuscita di dire. Vede che lei è pazza? Io adoro i pazzi (e tanti auguri al "traghettatore").



sabato 11 maggio 2013

Chiedere scusa agli elettori e alle elettrici e a tutti i gabbati di ogni ordine e grado. Per un'altra idea di PD

Qual è la prima caratteristica di una politica arrogante, fatta di spregio delle regole, profitti illeciti e soprusi? usare bene le tecniche pubblicitarie e, una volta venduto il prodotto, scaricare i consumatori - preoccupandosi solo di come imbrogliarli meglio nella prossima campagna. Chiedere scusa mai. 
Dove più si è colpevoli, mai ammettere i torti; ricordarsi sempre! l'acqua può far crollare le dighe. Anche il minimo cedimento può essere fatale, per chi opera politiche arroganti e bugiarde; lo sanno bene gli artisti della più bassa politica industriale e commerciale. E qui si parla di quella, ovviamente. 
Esattamente quella che anima anche la politica italiana. 
E cosa pensa Puppato di questa allergia alle scuse? qualche risposta in questa intervista di Fabio Luppinola senatrice democratica, unica donna candidata alle scorse primarie, tiene al Pd, ma soprattutto vuole dare risposte chiare a chi l'ha votato. "Dobbiamo chiedere scusa ai nostri elettori. Basta correnti, basta tradimenti, basta infingimenti".
Che succede domani? [all'assemblea-precotta del PD, ndr]
Si parlerà molto poco di programmi visto che si dovrà trovare una soluzione per fare il congresso.

Quante firme ha raccolto sul documento contro le larghe intese?
Non ho mai dichiarato e non ho mai voluto raccogliere firme. Mi hanno chiamato almento venti persone oggi invece per esprimere consensi al mio manifesto. Bisogna trovare una strada chiara per il nostro elettorato e si chieda scusa per il fatto tragico accaduto con la mancata elezione di Prodi. Inizi un percorso privo di prevalenza di correnti che sono solo deleterie e producono solo divisioni.

Un nuovo inizio dovrebbe essere all'insegna della trasparenza. Non sarebbe arrivato il momento di sapere chi sono i 101 che hanno votato contro Prodi?
Questo lo chiederemo domani insieme con i giovani di Occupy Pd e con le realtà associative che vogliono promuovere l'iscrizione al Partito democratico il 2 di giugno, in segno di rappresentanza di un partito che ha voglia di rinascere davvero senza più infingimenti, tradimenti con la libertà di un pensiero forte e determinato.

Qual è stato l'errore principale di Bersani?
Bersani ha sbagliato 2 volte. La prima quando ha pensato di aver già vinto le elezioni e si è affidato ad un messaggio vago e troppo leggero, che potesse raccogliere il senso di un'offerta a Monti. Così abbiamo perso per strada una buona parte dei nostri e soprattutto una parte di quella prateria di elettorato che era disponibile a raccogliere una proposta davvero progressista e molto radicale. A partire dalle imprese che avevano voglia di capire se c'era una politica a loro indirizzata: sempre osannate e elogiate, ma poi messe da parte a vantaggio dei poteri forti. Che non rappresentano certo le medie e piccole imprese. Bersani non ha parlato a questo pezzo di società.
Il secondo errore pensare di aver percorso tutte le vie per recuperare una iniziativa politica con il M5S, continuando a dire che governo e presidenza della Repubblica fossero separati, avendo di fatto, senza dirlo, già cambiato linea politica.

Quando si deve fare il congresso?
Prima si fa e meglio è.

Per quanto tempo si può spiegare agli elettori del Pd che si deve governare insieme a Berlusconi?
Il tempo di vita di questo governo sarà esattamente proporzionale alla quantità di buona fede che ci ha messo Berlusconi nell'appoggiarlo. A staccare la spina a questo governo non sarà il centrosinistra, sarà il centrodestra e lo farà per ragioni strumentali.

Per salvare il Pd secondo lei è necessario azzerare la classe dirigente che c'è ormai da più di 20 anni?
Un passaggio epocale, ma attenzione: il problema non è giovani-vecchi. Il problema è capire se siamo un tutt'uno per governare il Paese.

Ma oggi cosa è il Pd. Così come è ridotto, a cosa serve?
Il mio manifesto ha questa intenzione. Dobbiamo dire in maniera chiara che il governo delle larghe intese è assolutamente provvisorio, che non è una linea politica, non può rappresentarla. E' una mediazione indispensabile per l'urgenza che c'è. Non si può pensare di governare con il Pdl per i prossimi 5 anni.

Quali le priorità per il Pd a cui lei pensa?
Partiamo dal Green New Deal. Nuovi fattori, qualità di prodotto, liberare il Paese dalle solite lobby che non hanno interesse a dare servizi e a ridurne i costi. Ci vuole poi un livello di giustizia che garantisca cittadini e imprese: via la corruzione, via, con tutti gli strumenti che abbiamo. A partire dalla sburocratizzazione e con un'amministrazione pubblica davvero trasparente. Il Welfare non può essere solo cassaintegrazione o esodati, ma ci deve essere un reddito di cittadinanza e garantire tutti i ceti in difficoltà, fino a promuovere il microcredito per le imprese, una frontiera su cui noi dobbiamo esserci.

venerdì 10 maggio 2013

Il documento di Laura Puppato: voglio un congresso senza candidati finti o predestinati, senza tesi precostituite o mozioni a tema

Laura Puppato ha inviato ai suoi compagni di partito un documento che definisce "istruzioni per l’uso per un congresso aperto e per ridare acqua alle radici del Partito Democratico". Un partito secondo noi asfittico: ce ne vorrà di acqua! per ora la sola acqua che si vede è grandine e tempesta - e la prima cosa da fare, sarebbe restituirlo, questo partito, ai suoi legittimi proprietari. Ai quali è stato scippato, così come gli elettori sono stati traditi. Puppato è tra quelli/e che cercano di convincere i giocolieri a desistere da giochi di prestigio inammissibili.. almeno loro ci provano; ma chi li ascolta? Viene davvero voglia di stracciare la tessera (avendola mai avuta).
Comunque noi ascoltiamo; ed ecco il documento:

1. Premessa
A coloro che mi chiedono perché sono ancora dentro il PD, rispondo con un’altra domanda: “Cosa ci fate voi ancora fuori dal PD”? Io sono una nativa del PD e ho contribuito a scriverne lo Statuto. Non porterò le mie idee da un’altra parte, perché il PD è la mia casa. Al contrario voglio aprire le porte e finestre di questa casa alle persone che hanno le mie idee, ma che oggi non si sentono rappresentate; alle persone che ci hanno creduto, ma che ora si stanno allontanando.
Io nel PD ci credo e lo voglio cambiare. Le ragioni sono quelle che provengono dai nostri elettori negli incontri di questi giorni, nelle lettere e nelle mail che ricevo quotidianamente. Dobbiamo interrogarci su quanto accaduto negli ultimi mesi, sui milioni di voti che abbiamo perduto e soprattutto le speranze che abbiamo tradito.
2. Gli elettori
In queste settimane gli elettori del PD sono giustamente arrabbiati. Non mi risulta che qualcuno abbia chiesto loro scusa. Lo dobbiamo fare aprendo l’assemblea nazionale dell’11 maggio a Roma.
Il vincolo di mandato, anche se non è previsto dalla Costituzione, rappresenta comunque un dovere morale. Questo vincolo molti parlamentari del PD lo hanno tradito dopo le elezioni, pensando di poter percorrere strade diverse da quelle promesse in campagna elettorale. Abbiamo disatteso il contenuto della Carta d’intenti e vanificato le attese di oltre 3 milioni di elettori delle primarie del 25 novembre 2012.
Lo spettacolo indecoroso offerto in occasione dell’elezione del Presidente della Repubblica e l’affossamento della candidatura di Romano Prodi, hanno reso palesi le divisioni interne. Non dobbiamo stancarci di chiedere i nomi dei 101 “traditori”, non si fa strada insieme se chi cammina al tuo fianco non è leale.
3. Il governo Letta e il Parlamento
Avevamo promesso un governo di cambiamento. L’esito infausto delle elezioni avrebbe giustificato o un governo sostenuto anche dal Movimento 5 Stelle o almeno un governo di scopo. Siamo andati in un’altra direzione, quella di un governo di larghe intese con il Pdl e Scelta civica. È un passaggio che è avvenuto senza un dibattito interno, eppure nelle prossime settimane saremo chiamati a spiegarlo agli elettori e negli incontri sul territorio. Non possiamo fare finta che nulla sia accaduto.
La guida del governo è affidata al vicesegretario Enrico Letta, ma dobbiamo distinguere l’azione dell’esecutivo da quella del Parlamento. Alla responsabilità che abbiamo verso il Paese, dobbiamo affiancare la lealtà verso i nostri elettori. Direi verso le nostre idee.
I gruppi del PD alla Camera e al Senato devono pertanto rivendicare la loro autonomia legislativa e lavorare nelle commissioni e in aula a quei provvedimenti che avevamo promesso in campagna elettorale. Sulle singole leggi si possono e si devono trovare maggioranze variabili e trasversali.
4. Le idee del PD al servizio del Paese
La missione del PD, anche in questa difficile fase, non può essere disgiunta dalle idee portanti che lo hanno fatto nascere. Dobbiamo cogliere le opportunità di un’evoluzione reale verso un’altra idea di Paese e di società. Un’idea che è alternativa a quella del centrodestra, il programma del PD per i prossimi anni non può essere quello del governo Letta. Deve essere quello che potremo e dovremo realizzare una volta terminata l’esperienza di questo governo.
Il primo punto deve essere quello del lavoro. Bisogna dare una prospettiva concreta al mondo del lavoro, da una parte riducendo l’enorme cuneo fiscale, dall’altra mettendo in moto quei meccanismi virtuosi che da soli possono innescare la creazione di nuovi posti, a partire dall’istruzione pubblica, il recupero della bellezza del Paese, passando per la ricerca scientifica e l’innovazione tecnologica.
È da perseguire un altro modello di sviluppo, un green new deal – il medesimo del Partito socialista francese e del Partito socialdemocratico tedesco – basato sulla green economy e il rispetto e la valorizzazione delle risorse ambientali e culturali.
Il Paese chiede un fisco più equo, la riforma della Pubblica amministrazione, la riduzione della burocrazia, una giustizia civile e penale finalmente rapida e giusta. Chiede legalità e trasparenza e una lotta senza quartiere alla corruzione e alle mafie.
Serve riaprire una nuova stagione per i diritti civili, per i diritti che riguardano le persone: il riconoscimento giuridico delle coppie di fatto (etero e omosessuali), il testamento biologico, la cittadinanza agli stranieri che nascono in Italia (ius soli), la revisione della legge sulla fecondazione assistita, una norma rigorosa contro l’omofobia, una legge per combattere la violenza contro le donne, provvedimenti per una effettiva parità di genere.
Sui costi della politica dobbiamo fare di più, eliminando ogni tipo di privilegio, dimezzando il numero dei parlamentari e le indennità di chi ha ruoli pubblici, uniformandole da regione a regione, riducendo i rimborsi elettorali ai partiti, abolendo le Province.
Ultima, ma non ultima, la riforma di una legge elettorale indegna di un Paese civile. La nostra proposta, il doppio turno di collegio, già esiste.
Si tratta di un programma minimo, di un programma aperto. Ne parliamo da anni. Ora bisogna attuarlo. Ci sono punti che possiamo realizzare anche con l’attuale governo. Ma ci sono punti che connotano un partito che vuole e deve essere progressista e riformista.
5. Il Partito Democratico e la società civile
Il PD non appartiene né ai dirigenti, né agli eletti: appartiene a quella che in maniera impropria viene definita la “base”. Gli iscritti, coloro che una volta si chiamavano militanti, sono la parte più preziosa del PD. In questa fase l’unica scissione di cui dobbiamo preoccuparci è quella tra i dirigenti e gli eletti da una parte e gli iscritti (ed elettori) dall’altra.
I circoli del PD in questi anni sono stati lasciati da soli. Devono essere aiutati dai livelli superiori (regionale e provinciale) fornendo sostegno in termini economici e di risorse umane per la formazione, la comunicazione, le iniziative sul territorio. Gli eletti (parlamentari, consiglieri regionali, provinciali e comunali) hanno il dovere di mantenere un legame con i circoli e di garantire una presenza costante sul territorio, rifuggendo da pratiche feudali.
Esiste un difetto di comunicazione a tutti i livelli, dal nazionale al locale. Lo abbiamo verificato drammaticamente nell’ultima campagna elettorale e ne abbiamo pagato le conseguenze. La comunicazione, pur nel rispetto del pluralismo e delle idee di ciascuno, deve essere univoca rispetto alle decisioni assunte dagli organi dirigenti.
L’attenzione sulla forma partito e sulla sua organizzazione non deve però farci perdere di vista la continua dialettica con i corpi intermedi, le associazioni di categoria, i sindacati, gli amministratori locali, i portatori di interessi collettivi, i comitati e la società civile non organizzata. Dobbiamo rinvigorire il rapporto con quei mondi che non ci riconoscono più come degli interlocutori.
6. Le primarie
Lo strumento delle primarie, che fin dalla sua nascita caratterizza il Partito Democratico, è la nostra caratteristica principale. Quella che ci ha fatto amare, deve essere mantenuto a tutti i livelli. Si tratta di un valore aggiunto del nostro partito, di un dato acquisito che nel corso del tempo ha consentito di aumentare la partecipazione e la mobilitazione di ampi settori della società civile. Su questo tema non possiamo tornare indietro.
Le primarie per la scelta del segretario nazionale devono essere aperte a tutti gli elettori e simpatizzanti del PD.
Le primarie per la scelta del candidato premier devono essere aperte a tutti gli elettori e simpatizzanti che si riconoscono nei valori del centrosinistra. Va comunque modificato l’art. 18 dello Statuto e tolto l’automatismo – non la possibilità - che prevede che il segretario del PD sia candidato alla premiership.
Le primarie per la scelta dei parlamentari vanno mantenute e devono essere liberate dai condizionamenti dell’apparato del partito. È necessario procedere alla loro regolamentazione non appena sarà riformata la legge elettorale.
A livello locale (Regioni, Province, Comuni) le primarie devono essere regolamentate in maniera chiara come già previsto dall’art. 18 dello Statuto.
7. Verso il congresso, verso un nuovo PD
Voglio un congresso aperto. Senza inutili rincorse al tesseramento funzionali solo a governare lo stesso congresso. Con regole chiare e trasparenti. Il prossimo segretario del Partito Democratico deve essere scelto non solo dagli iscritti, ma anche dagli elettori e simpatizzanti del PD, attraverso lo strumento delle primarie. Aperto significa che il congresso non dobbiamo celebrarlo nelle segrete stanze, ma facendo entrare nei circoli quei pezzi della società civile che ci possono “contaminare” in maniera positiva, recuperando lo spirito originario. Chiudersi ora, significa avere paura del futuro.
Voglio un congresso in cui non si confrontino gli uomini contro le donne, i vecchi contro i giovani, i conservatori contro i progressisti, i cattolici contro i laici, la destra del PD contro la sinistra del PD, la DC contro il PCI, la Margherita contro i DS. Voglio semplicemente un congresso del Partito Democratico. Ciò che vorrei se fossi una semplice iscritta.

Voglio un congresso in cui si confrontino visioni politiche, intelligenze e idee. Senza candidati finti o predestinati e senza tesi precostituite o mozioni a tema.

Voglio un congresso costituente capace di eleggere e di legittimare un segretario forte e in grado di prendere per mano un partito che deve essere rifondato su basi nuove.
Laura Puppato