Come abbiamo già riportato Laura Puppato ha inviato, per l'8 marzo, un messaggio alle donne, tramite il blog "Politica femminile". Ci è piaciuto. Ma ancora di più ci piace il fatto che insieme vi abbia allegato un suo articolo, scritto ormai diversi anni fa (all'epoca del suo incarico come sindaca di Montebelluna), con una riflessione sull'essere donna in politica.
Inutile dire perché ai nostri occhi questa testimonianaza assume particolare valore; dunque ci fa piacere citarla anche qui, separatamente e per intero:
Fare politica e governare da donna: una riflessione
Cosa significa rivestire il ruolo di sindaco (parlo della mia esperienza a Montebelluna) o altri ruoli di amministrazione e governo, essendo donna?… Ci sono caratteristiche che vengono dalla storia e dalla cultura delle persone siano esse indifferentemente uomini o donne e altre che, invece, si ritrovano presenti, più frequentemente, in uno dei due generi.
Quando penso al mio modo di intendere politica e amministrazione pubblica mi pare diverso, a volte profondamente diverso, rispetto ai miei predecessori o ad altri colleghi, il metodo scelto per amministrare; diversi sono anche gli strumenti adottati ma anche taluni obiettivi prefissati.
C’è attenzione alle persone perché considero essere queste il vero patrimonio amministrato: cittadini a pieno titolo dal più piccolo al più anziano, dal più umile al più ricco compreso il personale dipendente al quale chiedo con chiarezza e decisione di operare nel rispetto di tutti e di impegnarsi seriamente nel servizio alla città.
Ho scelto di essere d’esempio nel lavoro di ogni giorno, che deve risultare proficuo e determinato a raggiungere gli obiettivi che ci siamo dati, considerando che l’esempio è appunto il migliore e più efficace strumento di traino e di reale condivisione dei problemi. Sono pochi gli ordini impartiti dall’alto, non c’è l’autorità precostituita alla quale avvicinarsi con ogni precauzione e alla quale spettino onore e privilegi.
Il senso del mandato è proprio nello stare tra la gente, nel trovare le soluzioni ai problemi, nel lavorare con interesse e pervicacia volti a raggiungere lo scopo finale del benessere fisico e morale di ogni singolo cittadino.
A me sembra dunque che ci sia una differenza sensibile, nell'amministrare da donna o da uomo. Qualcosa che forse deriva da una forma mentis che si deve anche a una storia millenaria che ha visto le donne assumere in capo a se stesse, quasi sempre e solo, doveri e responsabilità senza l’abitudine a chiedere qualcosa in cambio. Benché sempre neglette e tenute a bada, le figure femminili sono state e sono struttura portante del tessuto della società: nella famiglia e nel lavoro - e quindi risultano presenti, affidabili e rigorose - perché questo è necessario per progredire, permettere la pacifica convivenza e sperare in un futuro per i propri figli. La pace e il senso del futuro, vorrei dire, sono così obiettivi “naturalmente” - quasi fisicamente - propri della mentalità femminile. Senza generalizzare né fare luoghi comuni, mi riferisco alle esperienze personali, che coincidono con le evidenze statistiche.
Un po’ sentinelle un po’ muli, un po’ poetesse e filosofe, un po’ economiste e ingegnere… Difficile schedare con precisione le donne, poco inclini come sono ad una appartenenza acritica. Libere nel pensiero e nell’azione e coscienti che il valore delle cose è nel metodo con il quale si ottengono. Attente ai contesti e ai particolari, alla delicatezza dell’insieme, al pensiero che vola e arriva a meta, ai simbolismi.
Mi torna alla mente quale rappresentazione della diversità di approccio un luogo migrante che si chiama “il circo Bidone”: è un circo francese poetico e molto spettacolare insieme, lì ci sono i clown, come in ogni circo, ma in luogo dei leoni e degli elefanti tormentati ci sono galline, gatti e cani che sembrano, incredibilmente, partecipi di una vita antropizzata senza essere vessati. La differenza sta nella grande semplicità con la quale vengono fatti partecipare allo spettacolo questi animali comuni, ovvi e casalinghi, che pare abbiano sposato il vivere in simbiosi con gli uomini e le donne del circo: pare che nessuno ammaestri e domini, e che nessuno venga ammaestrato. Il che manda un senso di poesia e autenticità, lo spettatore ride e si diverte ma senza dileggiare gli animali, come rideremmo affettuosamente noi dei nostri animali che giocano con noi e fra loro. Chissà, forse è solo un'illusione, ma il senso vero del circo è in quello spettacolo semplice e diretto, dove ognuno ha il suo ruolo e tutti imparano a sorridere di se stessi, come in un film di Fellini.
Ecco c’è tanta idealità dietro l’azione femminile, certo c’è coraggio e onestà, attenzione all’ambiente, al futuro e gioia di rendersi utili ma anche il senso, profondo, della vita con le sue luci e le sue ombre: l’ironia che nasce dal comprendere la relatività del valore dei beni materiali, che sviluppa la sensibilità verso i più sfortunati e la determinazione contro le ingiustizie.
Come disse Helmut Kohl, quando fu insignito del premio De Gasperi, solo gli idealisti sanno essere realisti, anche quando si è capaci di sognare resta comunque difficile realizzare una decente quotidianità, figuriamoci se si nasce già cinici e sconfitti. La politica al femminile è un orizzonte, e quindi idealità e sogno, in una quotidianità per raggiungerlo data dal lavoro e da molta, molta concretezza.
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